«...Quel giorno, i commensali erano una trentina: confratelli del Consiglio, sceicchi in visita, parenti di Nesib e i suoi soliti compagni dei vecchi tempi. La sala confinava con l'harem, e avevamo appena preso posto sui cuscini, che si udirono risatine soffocate e bisbigli provenienti dalla parete drappeggiata: le donne di casa profittavano del loro privilegio di guardare senza essere viste. Grazie ad Allah, io le avevo di spalle, poichè mi fu concesso di sedere al fianco del re. I suoi figli rimasero di guardia, in piedi lungo il muro, le mani alle armi e gli occhi fissi sul padre.
Attendenti in tuniche scarlatte, muniti di pugnali incrostati di gemme, presentarono ad ogni ospite un piatto di sapone grattuggiato e una bacinella d'acqua, di oro cesellato, in cui galleggiavano petali di gelsomino, mentre un plotone di schiavi scalzi, sotto la direzione di sovrintendenti in calzettoni, cominciava a servire le portate di contorno: pilaw di gallina faraona; agnello allo spiedo, o saltato con melanzane e peperoni, o incartocciato in foglie di fico; insalate e meloni, budini e sorbetti, biscotti di mais e datteri, noci macinate con miele, latte cagliato; e tè dell'India e della Cina, dell'Oman, di Giava e dell'Irak, nero o verde, amaro e zuccherato o aromatizzato.
Dopo i rituali sciacqui della bocca e del naso e i lavaggi delle mani, una ventina di servi depose nel centro del nostro cerchio la portata principale: un intero cammello arrosto, inginocchiatoin un piatto d'argento e contornato da una duplice muraglia di miglio dorato e di riso indiano.
Con una prugna e una mandorla al posto di ogni occhio, sembrava più vivo di tanti cammelli viventi. Disossato, era stato ricomposto nella forma originaria, e bisognava consumarne grosse porzioni per raggiungere le parti interne che diventavano a mano a mano più succulente. Infatti il cammello era farcito con un intero montone arrosto, il quale a sua volta era farcito con tacchini che erano farciti con piccioni farciti con albicocche farcite con datteri farciti con pistacchi...».
Hans Ruesh: "Il paese dalle ombre corte".
Vado
Spero di trovare i pistacchi.
Attendenti in tuniche scarlatte, muniti di pugnali incrostati di gemme, presentarono ad ogni ospite un piatto di sapone grattuggiato e una bacinella d'acqua, di oro cesellato, in cui galleggiavano petali di gelsomino, mentre un plotone di schiavi scalzi, sotto la direzione di sovrintendenti in calzettoni, cominciava a servire le portate di contorno: pilaw di gallina faraona; agnello allo spiedo, o saltato con melanzane e peperoni, o incartocciato in foglie di fico; insalate e meloni, budini e sorbetti, biscotti di mais e datteri, noci macinate con miele, latte cagliato; e tè dell'India e della Cina, dell'Oman, di Giava e dell'Irak, nero o verde, amaro e zuccherato o aromatizzato.
Dopo i rituali sciacqui della bocca e del naso e i lavaggi delle mani, una ventina di servi depose nel centro del nostro cerchio la portata principale: un intero cammello arrosto, inginocchiatoin un piatto d'argento e contornato da una duplice muraglia di miglio dorato e di riso indiano.
Con una prugna e una mandorla al posto di ogni occhio, sembrava più vivo di tanti cammelli viventi. Disossato, era stato ricomposto nella forma originaria, e bisognava consumarne grosse porzioni per raggiungere le parti interne che diventavano a mano a mano più succulente. Infatti il cammello era farcito con un intero montone arrosto, il quale a sua volta era farcito con tacchini che erano farciti con piccioni farciti con albicocche farcite con datteri farciti con pistacchi...».
Hans Ruesh: "Il paese dalle ombre corte".
Vado
Spero di trovare i pistacchi.
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