Ismaele dice :« ...
andarmene un pò per mare, a vedere la parte del mondo ricoperta dalle acque. È uno dei miei sistemi per scacciare la tristezza e regolare la circolazione del sangue. Ogniqualvolta mi accorgo che la ruga attorno alla mia bocca si fa più profonda; ogniqualvolta c'è un umido tedioso novembre nella mia anima...; e, specialmente, ogniqualvolta l'insofferenza mi possiede a tal punto che devo far appello a un saldo principio morale per trattenermi dal discendere in strada e buttar giù metodicamente il cappello di testa ai passanti, giudico allora che sia venuto il momento di prendere il mare al più presto possibile...»
Io, Morquan, prendo il mare con il mio kayak rosso.

09 dicembre 2010

Il salotto buono


Passeggio per il "salotto buono" della città. Molta gente per la strada. Fatico per il mio ginocchio stanco. Mi urtano e devo fare attenzione. Quindi alzo gli occhi, focalizzo l'obbiettivo che voglio raggiungere e procedo schivando e attaccando. Tempo, distanza e premonizione, così cerco di eludere il flusso di umanità che si muove in senso contrario al mio.
Osservo l'orda nemica e, dopo un attimo di smarrimento, divento spietato.
Voglio il sangue di questo esercito di miserabili, vestiti di cartamoneta, che, ruttando un vocabolario di dieci parole, nascosti dietro paraocchi fumè, brigano per un posto in fila all'ingresso di cappelle gentilizie, per comprare un chilo di interiora di pollo al prezzo di un uovo d'oro.
Ma sono troppi e io mi sento solo.
Fuggo dal salotto e batto in ritirata nel mio sottoscala.
A calcolare una nuova rotta.




21 novembre 2010

Le belle bandiere


"Cosi mi desto,
ancora una volta:
e mi vesto, mi metto al tavolo di lavoro.
La luce del sole è già più matura,
i venditori ambulanti più lontani,
più acre, nei mercati del mondo, il tepore della verdura,

lungo viali dall'inesprimibile profumo,
sulle sponde di mari, ai piedi di vulcani,
tutto il mondo al lavoro, nella sua epoca futura.

Ma quel qualcosa di "bianco"
che a lettere greche
mi presentò, irrevocabile, il sogno conoscitore,
mi rimane addosso - vestito,
al tavolo di lavoro.
Membrana, pasta, o calce
nelle ciglia, agli angoli degli occhi:
il biancore baroccamente friabile,
di spugnoso materiale comacino, del sole nel sonno.

Di quel biancore fu il sole vero,
furono i muri delle fabbriche,
fu la stessa polvere (nei pomeriggi secchi, quando
il giorno prima è un poco piovuto)
furono gli stracci di lana,
le giacchettacce bige e i calzoni sfilacciati
degli operai:
fu di quella sostanza
la calura oppressa dal ricordo di primavere
sepolte da secoli
in quegli stessi sobborghi o paesi,

- e pronte, Dio!
pronte a rinascere,
su quei muretti, su quelle strade.
Su quei muretti, su quelle strade,
imbevuti di strano profumo,
asiatico - primule, strame, passaggi
di vecchie pecore scure - fiorivano nel tepore
i meli, i ciliegi. - E il colore rosso
aveva una brunitura, come
se fosse immerso in un'aria di caldo temporale,
un rosso quasi marrone, ciliege come prugne,
pometti come susine: e occhieggiava, quel rosso
tra le brune, intense
trame del fogliame, calmo, come la primavera
non avesse fretta,
volesse godersi quel tepore in cui fiatava il mondo,
quelle grida di operai, che erano quasi silenzio,
solenni e attutite,
nel biancore
del caos di muretti, marciapiedi di terra fangosa,
sagome di fabbriche.

E, su tutto, lo sventolio,
l'umile, pigro sventolio
delle bandiere rosse. Dio! belle bandiere
degli Anni Quaranta!
A sventolare una sull'altra, in una folla di tela
povera, rosseggiante, un rosso che traspariva
violento, con la miseria delle tovaglie,
dei copriletti di seta, dei bucati delle famiglie operaie,
- ma col fuoco delle ciliege, dei pomi, violetto
per l'umidità, sanguigno per un po' di sole che lo colpiva,
ardente rosso affastellato e tremante,
nella tenerezza eroica d'un'immortale stagione."


Pier Paolo Pasolini: "Le belle bandiere"

17 marzo 2010

Ici on dance


Creazione. Distruzione. Creazione.
Rivoluzione:
mutamento improvviso e profondo che comporta
la rottura di un modello precedente e il sorgere di un
nuovo modello.

"Ici on dance"
mi scriverò addosso,
come qualcuno fece sulle macerie della Bastille.
Il mio sangue mi darà la vita e avrò pensieri felici.
Ho un piccolo pensiero felice.

Sottosopra:
avv. in maniera tale che la parte di sotto venga sopra;
est. e fig. in uno stato di grande disordine, di grande confusione,
di grande turbamento;
s.m. solo sing. disordine, scompiglio.

Sottosopra.
Come le nasse in cielo.

24 febbraio 2010

La spada di Damocle


Da Wikipedia: "Secondo il racconto di Cicerone, Damocle è un principe particolarmente adulatore alla corte di Dionigi I di Siracusa, un tiranno del IV secolo a.C.. Nell'aneddoto Damocle sostiene in presenza del tiranno che egli sia una persona estremamente fortunata, potendo disporre di un grande potere e di una grande autorità. Dionigi gli propone, allora, di scambiare con lui i rispettivi ruoli per un giorno, in modo da poter "assaporare" tale fortuna. Damocle accetta. La sera si tiene un banchetto, durante il quale inizia a tastare con mano i piaceri dell'essere un uomo potente. Solo al termine della cena nota, sopra la sua testa, la presenza di una spada affilata, sostenuta da un esile crine di cavallo. Dionigi l'aveva fatta sospendere sul capo di Damocle perché capisse che la sua posizione di tiranno lo esponeva continuamente a grandi minacce per la sua incolumità. Immediatamente Damocle perde tutto il gusto per i cibi raffinati che sta assumendo, nonché per le bellissime ragazze che gli stanno intorno e chiede al tiranno di voler terminare lo "scambio", non volendo più essere "così fortunato".
La
spada di Damocle è una metafora utilizzata molto frequentemente in riferimento a questo racconto. Essa rappresenta l'insicurezza e le responsabilità comportate dall'assunzione di un grande potere. Da una parte c'è il timore che il ruolo di potere possa essere portato via all'improvviso da qualcun altro, dall'altra che la sorte avversa ne renda molto difficile il suo mantenimento.In genere tale espressione viene usata per indicare un pericolo incombente e/o inevitabile."

Cambio punto di vista e vedo un uomo di grande potere che manipola un ingenuo.
Vedo un vero potente che crea e gestisce un pericolo dal quale si tiene ben lontano.
Vedo il potere che si nutre di paura.
... spada, straniero, inferno, fame, malattia...

A proposito di malattia

Gran paraculo 'sto Dionigi!

26 gennaio 2010

Less is more


Less is more, less is more, less is more...
Una frase, una formula da ripetere per rompere l'incantesimo che mi incatena ad una vita programmata al consumo delle vita stessa."Less is more" diceva Mies van de Rohe.
Sottrai, togli, diminuisci, elimina, cerca l'essenza. Ritrova l'emozione di uno spazio, la densità di
un suono, il senso di una parola, il significato di un gesto.
Less is more, less is more, less is more...

E quindi kayak e bici a ruota fissa perchè, come dice Mastro Rotafixa :"...noi siamo sempre in movimento, anche quando dormiamo; perchè la nostra é una specie nomade che ha passato oltre un milione di anni a spostarsi nella savana raccogliendo i resti lasciati dai predatori e imparando ad essere specie predatrice essa stessa.
Muoversi sulla base del proprio metabolismo costa fatica, e questo ci ha insegnato il senso del limite.
Senso oggi scomparso, o fortemente depresso. Ci sentiamo onnipotenti. Il segno della nostra presunzione lo possiamo vedere guardandoci intorno: le nostre città, i nostri schiavi meccanici che ora sono diventati i nostri padroni e carnefici, la nostra nobiltà sepolta sotto desideri indotti e la paura di un futuro assente mentre devastiamo il nostro presente.
Torniamo al movimento semplice. Riappropriamoci del nostro primo mezzo di locomozione: il corpo."


E ancora :"...Concentrazione. Fluidità. Modulazione dell'avanzamento. Si é contemporaneamente motore, freno e cambio. Si comincia a prevedere l'accadibile. Si sviluppano capacità divinatorie.
Valuti velocissimamente una serie ampia di possibilità e punti su quella più probabile, in meno di niente. Un viaggio sul filo senza la rete sotto. Impari ad apprezzare la non ricerca del rischio, in tempi che ancora propongono adrenalina ad un tanto al chilo, mentre ora la utilizzi solo quando serve, come giusto, come dovrebbe essere. L'inciviltà si allontana dalla tua persona con un passo deciso: sei responsabile al grado massimo della tua azione.
L'opposto dello sciagurato no limits: coscienza del limite, come mai prima. Ma, allo stesso tempo, dimostrando sul campo che ciò che si pensa impossibile é in realtà solo un'altra cosa rispetto a ciò che conoscevi. Calabrone e elicottero non possono volare, secondo la logica.
Tu accartocci la logica e vai."


Ricordando ciò che dice Thoreau :"...il costo di una cosa è l'insieme di quello che chiamerò vita che, subito o a lungo andare, bisogna dare in cambio per ottenere la cosa stessa..."