Ismaele dice :« ...
andarmene un pò per mare, a vedere la parte del mondo ricoperta dalle acque. È uno dei miei sistemi per scacciare la tristezza e regolare la circolazione del sangue. Ogniqualvolta mi accorgo che la ruga attorno alla mia bocca si fa più profonda; ogniqualvolta c'è un umido tedioso novembre nella mia anima...; e, specialmente, ogniqualvolta l'insofferenza mi possiede a tal punto che devo far appello a un saldo principio morale per trattenermi dal discendere in strada e buttar giù metodicamente il cappello di testa ai passanti, giudico allora che sia venuto il momento di prendere il mare al più presto possibile...»
Io, Morquan, prendo il mare con il mio kayak rosso.

21 novembre 2010

Le belle bandiere


"Cosi mi desto,
ancora una volta:
e mi vesto, mi metto al tavolo di lavoro.
La luce del sole è già più matura,
i venditori ambulanti più lontani,
più acre, nei mercati del mondo, il tepore della verdura,

lungo viali dall'inesprimibile profumo,
sulle sponde di mari, ai piedi di vulcani,
tutto il mondo al lavoro, nella sua epoca futura.

Ma quel qualcosa di "bianco"
che a lettere greche
mi presentò, irrevocabile, il sogno conoscitore,
mi rimane addosso - vestito,
al tavolo di lavoro.
Membrana, pasta, o calce
nelle ciglia, agli angoli degli occhi:
il biancore baroccamente friabile,
di spugnoso materiale comacino, del sole nel sonno.

Di quel biancore fu il sole vero,
furono i muri delle fabbriche,
fu la stessa polvere (nei pomeriggi secchi, quando
il giorno prima è un poco piovuto)
furono gli stracci di lana,
le giacchettacce bige e i calzoni sfilacciati
degli operai:
fu di quella sostanza
la calura oppressa dal ricordo di primavere
sepolte da secoli
in quegli stessi sobborghi o paesi,

- e pronte, Dio!
pronte a rinascere,
su quei muretti, su quelle strade.
Su quei muretti, su quelle strade,
imbevuti di strano profumo,
asiatico - primule, strame, passaggi
di vecchie pecore scure - fiorivano nel tepore
i meli, i ciliegi. - E il colore rosso
aveva una brunitura, come
se fosse immerso in un'aria di caldo temporale,
un rosso quasi marrone, ciliege come prugne,
pometti come susine: e occhieggiava, quel rosso
tra le brune, intense
trame del fogliame, calmo, come la primavera
non avesse fretta,
volesse godersi quel tepore in cui fiatava il mondo,
quelle grida di operai, che erano quasi silenzio,
solenni e attutite,
nel biancore
del caos di muretti, marciapiedi di terra fangosa,
sagome di fabbriche.

E, su tutto, lo sventolio,
l'umile, pigro sventolio
delle bandiere rosse. Dio! belle bandiere
degli Anni Quaranta!
A sventolare una sull'altra, in una folla di tela
povera, rosseggiante, un rosso che traspariva
violento, con la miseria delle tovaglie,
dei copriletti di seta, dei bucati delle famiglie operaie,
- ma col fuoco delle ciliege, dei pomi, violetto
per l'umidità, sanguigno per un po' di sole che lo colpiva,
ardente rosso affastellato e tremante,
nella tenerezza eroica d'un'immortale stagione."


Pier Paolo Pasolini: "Le belle bandiere"

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